Campo Nomadi - Per fare chiarezza.

In merito alla mancata chiusura del campo nomadi, moltissimi residenti hanno inviato, tramite il sito, mail di protesta esprimendo tutta la propria frustrazione per una decisione della magistratura che rischia di perpetuare sine die la presenza dei nomadi a Tor de’ Cenci.

Tra le tante, abbiamo deciso di pubblicare sul sito quella che ci è parsa il compendio di tutte le lamentele fatteci pervenire e l'invito ad adottare iniziative, oltre che  esprimere in termini estremamente crudi il sentimento di rabbia che pervade i residenti, e non solo, a ridosso del campo.

Dobbiamo prendere atto che ormai la soluzione della presenza del campo nomadi di Tor de Cenci è affidata alla Magistratura, ordinaria ed amministrativa. Non vogliamo però rassegnarci all'idea che la volontà dei cittadini si annulli a fronte dei pronunciamenti della magistratura. Le sentenze si rispettano, però non possono essere alibi per omissioni e azioni che competono a chi ha potere decisionale ed ha il dovere di individuare nuove strategie e soluzioni.

Rispettare le sentenze inoltre, non vuol dire che non si possano esprimere valutazioni, soprattutto sulle metodologie che hanno portato al giudizio e sugli aspetti che queste sentenze e/o ordinanze mettono in secondo piano. Primo tra tutti la latitanza della politica con la P maiuscola.

Il Cdq ed i residenti che hanno invocato un sostegno non hanno mai espresso valutazioni ufficiali sulle scelte che hanno portato alla creazione del campo prima ed alla previsione di smantellamento poi. Su questioni di tale portata ognuno ha le proprie idee in base a convinzioni religiose, politiche e personali.

Che siano giuste o sbagliate le scelte degli amministratori capitolini, [L'istituzione del campo e l'idea di stabilizzare i nomadi: Rutelli;   la successiva gestione ed il progressivo degrado: Veltroni;   lo spostamento dei nomadi e la chiusura: Alemanno e l'impegno spasmodico di  Sveva Belviso] ciascuno le giudica al momento del voto, premiando o punendo tali scelte.

E' sotto gli occhi di tutti però che le amministrazioni, di destra e di sinistra, hanno ampiamente fallito nel momento in cui l'insediamento si è trasformato in questione di sicurezza e salute pubblica, senza che ci sia stata capacità alcuna d'intervento solutore, lasciando che la questione si incancrenisse e i cittadini residenti ne venissero danneggiati prima e sbeffeggiati poi.

Quindi che esista un piano nomadi nazionale, regionale, cittadino, municipale è questione che rimanda a valutazioni complessive su scelte politiche. Che la questione, come sempre accade in Italia, da politica si trasformi in giudiziaria, consente di esprimere una critica certa sull' approssimazione di scelta delle procedure che presta il fianco ad impugnazioni, ricorsi, appelli e via elencando.

Il punto sta tutto qui. I residenti ed il Cdq che li affianca hanno dovuto prendere atto che il piano nomadi, così come procedeva, con i suoi tempi e le sue lungaggini dava alibi alle istituzioni per l'assenza di provvedimenti solutori per questioni cogenti:

  • I fumi notturni quotidiani ;
  • le condizioni igieniche allarmanti;
  • il dilagare di azioni deleterie per il sereno vivere.

 

Questioni segnalate per anni, non hanno trovato l'unica risposta che vale per tutti i cittadini: il rispetto delle regole.

Nessuno sembra in condizione o avere la reale volontà di imporre il rispetto delle regole.

In questo ambito facciamo ricadere anche quelle associazioni che per lungo tempo silenti o inerti di fronte al massimo degrado del campo, hanno deciso, solo quando si è parlato di trasferimento, di arroccarsi a difesa del campo stesso e dei suoi occupanti, senza se e senza ma, in nome di diritti universalmente riconosciuti legittimi che però sovrastano ed affossano quelli altrui.

I residenti quindi a fronte di scelte politiche, (che ripetiamo troveranno valutazione al momento delle urne), che indicavano la soluzione dei problemi con la chiusura del campo, hanno chiesto prima e reclamato poi tale chiusura.

 

Tutti hanno presente che questa risposta non è la risposta auspicabile per il problema nomadi, ma qui non è in gioco una questione nazionale.

C'è una questione locale che si trascina da troppo tempo e che si vuole vedere risolta. Anche con il contributo delle associazioni che affiancano i nomadi per quella che chiamano battaglia di civiltà e che appare invece come una proterva tutela di soprusi a danno dei residenti. Tolgano questo dubbio si impegnino a indicare procedure che assicurino il rispetto della legalità e soprattutto impediscano lo scempio che ancora in queste notti avvelena l'aria del quartiere.

 

Roma, 12.09.2012                                                                                Per il Comitato di Quartiere

                                                                                                                       Il Vice Presidente

                                                                                                                          Massimo Tesei

 

 

 

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